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domenica 14 novembre 2010

Riflessione del Giorno

XXXIII Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 21,5-19
Meditazione del giorno di Giovanni Paolo  II Omelia per la commemorazione dei testimoni della fede del secolo XX, 7 maggio 2000
« Questo vi darà occasione di render testimonianza »
L'esperienza dei martiri e dei testimoni della fede non è caratteristica soltanto della Chiesa degli inizi, ma connota ogni epoca della sua storia. Nel secolo ventesimo, poi, forse ancor più che nel primo periodo del cristianesimo, moltissimi sono stati coloro che hanno testimoniato la fede con sofferenze spesso eroiche. Quanti cristiani, in ogni Continente, nel corso del Novecento hanno pagato il loro amore a Cristo anche versando il sangue! Essi hanno subito forme di persecuzione vecchie e recenti, hanno sperimentato l'odio e l'esclusione, la violenza e l'assassinio. Molti Paesi di antica tradizione cristiana sono tornati ad essere terre in cui la fedeltà al Vangelo è costata un prezzo molto alto. Nel nostro secolo "la testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti" (Tertio millennio adveniente, 37)
Sono testimone io stesso, negli anni della mia giovinezza, di tanto dolore e di tante prove. Il mio sacerdozio, fin dalle sue origini, "si è iscritto nel grande sacrificio di tanti uomini e di tante donne della mia generazione" (Dono e Mistero, p. 47). L'esperienza della seconda guerra mondiale e degli anni successivi mi ha portato a considerare con grata attenzione, l'esempio luminoso di quanti, dai primi anni del Novecento sino alla sua fine, hanno provato la persecuzione, la violenza, la morte, per la loro fede e per il loro comportamento ispirato alla verità di Cristo.
E sono tanti! La loro memoria non deve andare perduta.

martedì 9 novembre 2010

Riflessione del Giorno

Mercoledì della XXXII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 17,11-19
Meditazione del giorno di San Francesco (1182-1226), fondatore dei Fratelli minori Prima regola, 23

« Tornare a rendere gloria a Dio »
Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo e giusto, Signore, re del cielo e della terra, per te stesso ti rendiamo grazie, perché per la tua santa volontà, e mediante il Figlio tuo unico con lo Spirito Santo, hai creato tutte le cose, spirituali e corporali. E noi, fatti a tua immagine e somiglianza, hai posto in paradiso ; e noi, per colpa nostra, siamo caduti.

Ti rendiamo grazie perché, come tu ci hai creati per mezzo del Figlio tuo, così, nel santo amore con cui ci hai amati, hai fatto nascere tuo Figlio, vero Dio e vero uomo, dalla gloriosa sempre Vergine Beatissima santa Maria, e, mediante la sua croce, il suo sangue e la sua morte, hai voluto riscattarci dalla nostra schiavitù.

E ti rendiamo grazie perché lo stesso tuo Figlio tornerà nella gloria della sua maestà, per mandare i reprobi che hanno rifiutato di pentirsi e di riconoscerti, nel fuoco eternoe per dire a tutti coloro che ti conobbero, adorarono e servirono nella penitenza : « Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo » (Mt 25, 34).


Noi tutti, miseri e peccatori, non siamo degni di nominarti ; supplici, ti preghiamo, che il nostro Signore Gesù Cristo, il Figlio tuo prediletto in cui ti sei compiaciuto, con lo Spirito Santo Paraclito, ti renda grazie, lui stesso, per tutto, come a te, e a lui, piacelui che sempre ti basta in tutto, e per il quale a noi hai fatto cose tanto grandi. Alleluia !

martedì 19 ottobre 2010

Riflessione del Giorno

Martedì della XXIX settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 12,35-38

«Siate pronti, con le lucerne accese»

Cosa occorre fare per vincere la debolezza dell'anima? Ci sono due mezzi per questo: la preghiera e il distacco da sé. Il Signore Gesù ci raccomanda di vegliare. Occorre vegliare se vogliamo che il nostro cuore sia puro, ma occorre vegliare nella pace perché il nostro cuore venga toccato. Esso infatti può venire toccato da cose buone o da cose cattive,interiormente o esteriormente.

Dunque, occorre vegliare bene.

Di solito, l'ispirazione di Dio è una grazia discreta: non bisogna respingerla.
Se il nostro cuore non è attento, la grazia si ritira. L'ispirazione divina è molto precisa; come lo scrittore dirige la penna, così la grazia di Dio dirige l'anima.
Quindi, cerchiamo di raggiungere un più grande raccoglimento interiore.

Il Signore vuole che abbiamo il desiderio di amarlo. L'anima che resta vigilante si accorge che cade e che, da sola, non può riuscirci; per questo sente il bisogno della preghiera. La supplica è fondata sulla certezza che non possiamo fare nulla da soli, ma che Dio può tutto. La preghiera è necessaria per ottenere la luce e la forza.

Meditazione del giorno di San Massimiliano Kolbe (1894-1941), francescano, martire [Conferenza del 13/2/1941]